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ALEK O.

PH Andrea Rossetti

ARTIST STATEMENT

Nella sua pratica Alek O. fonde la nozione comune di readymade con l'artigianato, il ricamo e altre forme artistiche tradizionali. Al limite tra trasformazione e conservazione, Alek O. elimina gli aspetti visivi comuni degli oggetti e li sostituisce con l'astrazione geometrica. Rovesciando la prospettiva del design, Alek O. privilegia la ri-creazione rispetto alla creazione e la decostruzione rispetto alla costruzione.

Gli oggetti, scelti per la loro qualità emotiva, sono recuperati dal loro uso originario, di solito domestico: il legno di una libreria, il metallo di una chiave scartata, la lana di un maglione o di un paio di guanti. In questo modo, le opere funzionano come metonimia dell'artista o delle persone che hanno avuto un legame con il materiale. L'impronta sul materiale scolpito di chi lo ha posseduto o utilizzato rappresenta un aspetto importante del lavoro di Alek O. in quanto "racchiude una serie di domande/suggestioni in cui la memoria, l'affetto, la nostalgia e la perdita accuratamente ponderata di informazioni interpretative convergono per creare un gesto poetico aperto". 

"Fondamentalmente, tutta l'arte di Alek O. è un invito ad aprirsi all'osservazione della realtà e a lasciarsi convincere che ogni cosa, sia essa un'immagine, un oggetto o un pensiero, può essere rinominata senza perdere significato, ma acquisendone altri." [Luca Lo Pinto, 2013]


BIO

Alek O. (Buenos Aires, 1981)

Alek O. vive e lavora a Milano, dove si è laureata in Design al Politecnico. Tra le mostre personali più recenti: “Il giorno della fine non ti servirà l’inglese”, Galleria Martina Simeti (2023); “Parolacce”, Fondazione Zimei, Pescara (2022); “L’impero delle luci”, Frutta, Roma (2017); “Il tempo passa così lentamente”, Jeanine Hofland, Amsterdam (2016).

Il lavoro dell’artista è stato ampiamente esposto a livello istituzionale, in particolare presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma; Il Courtauld Institute of Art, Somerset House, Londra; Casa Testori, Novate Milanese; Fondazione Nomas, Roma; Kunst Merano, Merano; Fondazione Zegna, Trivero; XVI Quadriennale d'Arte, Roma, Palazzo delle Esposizioni; Situazioni d'Arte I-II, Villa Croce, Genova, MACRO, Roma; Triennale Milano, Milano; Studio Castiglioni, Milano; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene; Biennale di Praga 5, Praga; V Bienal de Jafre, Spagna; Castello di Rivoli, Torino; Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; Fondation Cartier pour l'Art Contemporain, Parigi.



Ehi Siri, Lumos

2024

Plafoniere assemblate

h 20 x w 35 x d 20 cm

(AT313)

Courtesy dell’artista e Martina Simeti, Milano


Ehi Siri, Lumos

2024

Plafoniere assemblate

h 16 x w16 x d 13 cm

(AT312)

Courtesy dell’artista e Martina Simeti, Milano


Ehi Siri, Lumos

2023

Plafoniere assemblate

(AS301)

Courtesy dell’artista e Martina Simeti, Milano


Ehi Siri, Lumos

2023

Plafoniere assemblate

h 13 × w 27 × d 22 cm

(AS290)

Courtesy dell’artista e Martina Simeti, Milano


Assemblando plafoniere usate, ho creato un gruppo di sculture luminose. In ‘Ehi Siri,

Lumos’ le lampadine usate sono di diverse temperature, a luce sia fredda che calda.

Questo abbinamento, che se fatto in casa solitamente corrisponde a una distrazione, è

qui una scelta precisa in vista di un risultato cromatico.

Harry Potter accende la luce della sua bacchetta magica dicendo ‘Lumos’. Allo stesso

modo possiamo accendere la torcia dell’iPhone leggendo ad alta voce il titolo di queste

opere.

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