GIUDITTA BRANCONI
ARTIST STATEMENT
La pittura di Branconi, caotica, torbida e ululante, è una coesistenza di colori scarichi e di masse pittoriche vivide che delineano forme graffiando e consumando la superficie. Le opere sono caratterizzate da un'atmosfera a volte erotica, a volte squilibrata, suggerita dalle pose e dagli atteggiamenti dei personaggi. Attraverso l'uso di colori forti, atteggiamenti buffi e una composizione vivace, la pittura di Giuditta è rumorosa, stridente, capace di urlare agli occhi dello spettatore.
BIO
Nata a Teramo nel 1998. Vive e lavora a Milano.
MOSTRE PERSONALI
2022Les Filles Terribles, L.U.P.O., Milan (IT)
MOSTRE COLLETTIVE
2024Steve Turner Gallery, Los Angeles (US)
2023IOAMOTE, Laboratorio Arti Contemporanee, Teramo (IT) Haunthology, Galleria Giampaolo Abbondio,
Todi (IT) Supernova, MIART 2023, Milan (IT)
2021
Salone d’Autunno, Galleria Giovanni Bonelli, Milano (IT) The Brief History of a new Perspective in
Painting, MAC, Lissone (IT)
Sguardi Dall’interno dell’Accademia di Brera, Lorenzelli Arte, Milano (IT)
Straperetana 2021, The New Abnormal, Pereto (IT) Blinke, Frankfurter Westend Galerie, Frankfurt (DE)
COLLEZIONI
2022Collezione Maramotti, Reggio Emilia, IT Collezione Paneghini, Busto Arsizio, IT 2021Collezione MAC, Lissone, IT
PUBBLICAZIONI
2022Les Filles Terribles, L.U.P.O books
2021Giuditta Branconi, curated by Massimo Kaufmann, Pondus Centocopie
FIERE
2023Untitled Art, Miami (US) Artissima, Turin (IT) ART-O-RAMA, Marseille (FR) ARTEFIERA, Bologna (IT)
2022ARTEFIERA, Bologna (IT)
Solo per scherzo (giro-girotondo), 2022, olio su tela, 190x280 cm
Courtesy dell’artista e L.U.P.O. gallery, Milan
Nell’opera di Giuditta Branconi c’è qualcosa che vuole tenerci a distanza, qualcosa che vuole
impedirci di entrare davvero in contatto con i soggetti che l’artista ritrae. Una curiosità morbosa è
ciò che, però, ci tiene ancorati al suoi dipinti, alla disperata ricerca di un indizio per riconoscere
un’immagine, un contesto, magari un simbolo, ma il tutto si rivela inutile quando, per ogni
elemento che ci sembrerà di riconoscere, se ne presenterà un altro pronto a destabilizzare le
nostre già precarie convinzioni. Bambine maliziose e bambine sognanti, animali feroci e indifesi,
tatuaggi, old school e tatuaggi giapponesi. Il tutto a diventare un unicum, un pattern senza
soluzione di continuità. Seppure l’artista dichiara che i suoi soggetti non abbiano alcun legame
con la sua infanzia, è alla nostra che a volte sembrano ammiccare. Un archivio di immagini,
quello a cui l’artista attinge, che non sembra avere alcuna pretesa di coerenza, né stilistica, né
concettuale. E la parte migliore è che non c’è alcuna vergogna in tutto ciò. L’artista restituisce
all’osservatore il tourbillon frenetico e fluido molto più simile alla nostra realtà di quanto si possa
immaginare e, ribadisce, attraverso i cruenti accostamenti di colore, la violenza, la sopraffazione
e la mancanza di coerenza che spesso ci circonda. Questa complessità visiva non si limita
esclusivamente alla questione estetica, ma si traduce in una tecnica altrettanto articolata.
L’artista dipinge sia sul fronte che sul retro della tela. Progetta con attenzione l’intera
composizione e solo al termine di questa operazione decide l’ordine in cui applicare gli strati di
colore, da una parte e dall’altra, affinché gli stessi non si sovrappongano, ma, anzi, si completino
l’un l’altro. L’artista non sembra avere interesse nei confronti della matericità della pittura, ne
predilige invece il quasi totale assorbimento ad opera della tela, che diventa quasi trasparente e
penetrabile nelle sue mani.