MARCIN DUDEK
ARTIST STATEMENT
Marcin Dudek esplora la politica dell'identità e dello spazio, mettendo in relazione vandalismo, memoria e architettura dell'esperienza sociale. Il dialogo autobiografico con il proprio passato alla base di questa discussione, ripercorre le esperienze dell'adolescenza come membro di un famigerato violento club di calcio di Cracovia. La pratica di Dudek spazia dalla performance alla scultura, dall'installazione alla pittura, riutilizzando materiali di recupero per interrogare la psicologia delle dinamiche di gruppo nello stadio e oltre. La sua ricerca mette in relazione il suo archivio personale con una più ampia storia dell'inseparabile rapporto della società con lo spettacolo, cercando al contempo un vocabolario artistico per la memoria frammentata, la violenza e il trauma.
BIO
Dudek (nato nel 1979 a Cracovia) ha studiato all'Università d'Arte Mozarteum di Salisburgo e alla Central Saint Martins di Londra, laureandosi rispettivamente nel 2005 e nel 2007.
Tra le prossime mostre personali: Marcin Dudek, Leto Gallery, Varsavia, Polonia (2024); Museum Ostwall, Dortmund, Germania (2024); OOF Gallery, Londra, Regno Unito (2024); National Museum of Contemporary Art, Bucarest, Romania (2024).
Tra le mostre personali recenti figurano "AKUMULATORY", IKOB Museum, Eupen, Belgio (2023); "The Group", Kunsthal Extra City, Anversa, Belgio (2023); "NEOPLAN", Edel Assanti, Londra, Regno Unito (2023); "Ultraskraina", Centre Wallonie-Bruxelles, Parigi, Francia (2021); "Akumulator", Edel Assanti, Londra, Regno Unito (2019); "The Crowd Man", MWW Wrocław Contemporary Museum, Wrocław, Polonia (2019); "The Lure of the Arena", MNAC National Museum of Contemporary Art, Bucarest, Romania (2019); "Steps and Marches", Edel Assanti, Londra, UK & "Harlan Levey Projects", Bruxelles, Belgio (2017).
Tra le mostre collettive selezionate figurano "Art of the Terraces", Walker Art Gallery, Liverpool, Regno Unito (2022); "Collapsing", TEA Tenerife Espacio de las Artes, Santa Cruz de Tenerife, Spagna (2022); "8th Biennial of Painting", Museum Deinze e Museum Roger Ravel, Deinze, Belgio (2022); "FUCK YOU", Kunstenhuis Haralbeke, Belgio (2021); "DOPPELGANGER", Entreprendre & "KANAL-Centre Pompidou", Bruxelles, Belgio (2021); "Psychic Wounds: On Art & Trauma, The Warehouse, Dallas, USA (2020); Giochi Senza Frontiere, Palazzo Mazzarino", Manifesta12, Palermo, Italia (2018).
L'installazione immersiva di Dudek "The Cathedral of Human Labor" (La cattedrale del lavoro umano), 2013, è esposta in modo permanente alla Verbeke Foundation di Anversa. Le sue opere sono presenti in collezioni internazionali, tra cui il MWW Wroclaw Contemporary Museum, Wrocław, Polonia, e il National Museum of Contemporary Art, Bucarest, Romania. Marcin Dudek vive e lavora a Bruxelles.
Tribunalia, legno, fiammiferi, tessuto, pietra, ossa, capelli, granata fumogena, ca. 10 minuti,
performance a Palazzo Vermexio in occasione della mostra "Story yet to be told"
Courtesy dell’artista e Harlan Levey Projects
Tacito traccia la strada della folla verso la violenza: ciò che è iniziato come una provocazione
tra Nuceriani e Pompeiani si trasformò in insulti gridati, che crebbero
nel lancio di pietre e finì con spade e coltelli. 1
Tribunalia fa parte della continua indagine condotta dall’artista sulla psicologia e i rituali degli
stadi di calcio. Incuriosito dall’antico anfiteatro di Pompei, che, sebbene in rovina, somiglia
molto a stadi polacchi degli anni ’90, Dudek ne ricostruisce l’architettura utilizzando legno e
fiammiferi all'interno del cortile di Palazzo Vermexio. I fiammiferi sono
simili a teste dondolanti che si affollano attorno a uno spettacolo e vengono posizionate
secondo il ricordo della folla conservato dall’artista. La maquette viene posizionata sopra una
costruzione cava, che viene poi abitata dall'artista come un burattinaio nascosto sotto il
palcoscenico. Mentre i visitatori circondano lo stadio, Dudek rievoca i rituali dello spettacolo da
stadio, i suoni e i gesti di un pubblico sempre più agitato.
Nel processo, l'artista descrive la lotta di un individuo
inghiottito dalla folla, e riflette sulla natura complessa della violenza di massa.