MATEUSZ CHORÒBSKI
PH Michal Korta
ARTIST STATEMENT
Mateusz Choróbski lavora attraverso una moltitudine di media: è regista di cortometraggi, autore di installazioni spaziali e creatore di attività site-specific in spazi pubblici (ad esempio un "cielo" sulla città). I suoi interventi sono fortemente legati alla natura dello spazio incontrato per quanto riguarda l'uso di materiali di costruzione in loco, le forme di espressione e il livello di risonanza nello spettro spettatore-installazione-luogo. Affrontano la condizione umana (i suoi aspetti fragili e fisici) nel contesto di una nozione di spazio ampiamente intesa, che significa società e sistema finanziario. Dal 2018 lavora a una serie di sculture fatte di monete fuse aggiornate per tenere conto dello sviluppo economico annuale. Il valore delle monete utilizzato da Mateusz corrisponde alla definizione di povertà. La somma totale del "minimo vitale" comprende il costo mensile del sostentamento, della casa, dei vestiti, delle medicine e dell'igiene. Questa soglia di povertà è il livello più basso e preoccupante che consente di soddisfare i propri bisogni fondamentali. Se la misura scende al di sotto di questo valore, la vita umana è in pericolo.
Il suo rapporto annuale su questo tema ci mette di fronte a questa nozione, che la maggior parte di noi potrebbe aver percepito in precedenza come una statistica astratta. Mateusz sembra particolarmente affascinato dai confini umani e dai temi tabù. Ad esempio, l'opera intitolata "Cream" (che allude alla canzone "C.R.E.A.M" dei Wu-Tang Clan del 1993) incarna l'ammontare del debito accumulato dall'artista durante il processo creativo (consisteva in monete fuse la cui somma era pari all'ammontare del suo debito). Un'altra questione è l'aspetto della fisicità. L'artista utilizza vecchi radiatori, termosifoni, lampioni, serbatoi di carburante, telai di porte, sapone, tazze fuse comunemente poste sulla pelle di un paziente malato per curare le malattie. Nelle sue opere luminose, al buio, la fredda lastra di vetro si trasforma in una superficie organica che ricorda il tessuto cutaneo con le vene che scorrono al di sotto - la luce emanata dalle lampade fluorescenti poste sotto questa superficie infonde vita alla materia morta. Inoltre, la luce è incorporata in vecchi radiatori trascurati che producevano calore all'interno dell'organismo, cioè dell'edificio stesso.
Trovati/riabilitati/recuperati, essi pompano "sangue finto" in questi oggetti scultorei, che possono essere visti come segni post-apocalittici della passata forza motrice umana. Il corpo umano e l'architettura sono trattati allo stesso modo nelle opere di Choróbski, che prende in esame lo stato estremo dei loro resti: estrema decostruzione, povertà e crisi economica. La decadenza di un'architettura un tempo moderna o quella del corpo sdraiato su un materasso antidecubito: questi sono i motivi ricorrenti della sua pratica artistica.
BIO
Mateusz Choróbski è nato a Radomsko, in Polonia, nel 1987. Si è laureato all'Università delle Arti di Poznań e all'Accademia di Belle Arti di Varsavia. Vive e lavora a Klecza e Varsavia.
Mostre individuali selezionate: (AV17) Gallery di Vilnius (2023/2024), Fabbrica del Vapore di Milano (2023), Galleria Secci di Milano (2023), CCA di Opole (2021), Galleria Secci di Firenze (2020), Fondazione Nicola del Roscio di Roma (2019), CCA Labirynt a Lublino (2019), Les Bains Douches ad Alençon (2017), CCA Kronika a Bytom (2016), la Biennale europea di arte contemporanea Manifesta 11 a Zurigo (2016), Another Vacant Space a Berlino (2013).
Mostre collettive selezionate: Museo d'Arte Moderna di Varsavia (2022), Museo di Palazzo Mocenigo a Venezia (2022), RISO Museo d'Arte Contemporanea di Palermo (2021), Le Scalze a Napoli (2021), Villa Medici: L'Accademia di Francia a Roma (2019), Fondazione Joan Miró a Barcellona (2017).
Le opere di Mateusz Choróbski sono presenti in collezioni pubbliche e private in Polonia, Italia, Francia, Germania, Austria e Svizzera.
Cream, 2018 monete fuse, grafite, dimensioni variabili. Courtesy dell’artista
“La sequenza si apre con Cream (2018), acronimo di Cash Rules Everything Around Me,
canzone del gruppo hip-hop newyorkese Wu-Tang Clan. La scultura è composta da monete
fuse di grosso spessore. Il valore di mercato dello stampo metallico è superiore a quello
nominale delle copie coinvolte, e il prezzo dell'opera è pari alla somma dei debiti accumulati
dall'artista al momento della sua creazione. La materia ottenuta si presenta nella sua veste
originaria: irregolare, morbida come un impasto cremoso, in linea con la personale rilettura della
poetica procedurale di Choroboski. Il risultato è una forma proteiforme che l'artista divide in due
parti, rivelandone l'interno di grafite e mettendolo in dialogo con lo spazio circostante che,
virtualmente, lo integra in forme sempre diverse, in base al variare delle condizioni ambientali”.
Pier Paolo Pancotto