24.06 | 18:30
Materiarte art gallery | Via Roma 44
Evento gratuito
Il mito innamorato di Andrea Chisesi
“Si narra che quando l'eroe greco Acamante fu costretto a partire per la guerra di Troia, lasciò la sua amata, Fillide, in preda alla disperazione ad aspettarlo. Dopo dieci lunghi anni di attesa, lei morì, ma la Dea Atena ne ebbe compassione e la trasformò in un mandorlo.”
Andrea Chisesi reinterpreta le opere d’arte dei grandi maestri dedicate al Mito, trasponendoli nella sua dimensione, racchiude il deterioramento sociale attraverso i manifesti presi dalla strada, come in un grande supermarket delle emozioni, le rèclame diventano una tavolozza di colori magistralmente “fuse” nella sua pittura.
L’artista ha intrapreso il suo viaggio con l’intento di mostrarci l’amore, dedica questa collezione alle divinità dell’antica Grecia, il suo scopo è di rinnovare il desiderio, di tornare agli istinti primordiali, dare spazio alle emozioni e spogliarsi della diffidenza. Il rapporto intimo tattile di due o più entità attraverso l’incontro dei sensi e delle istintive emozioni, sono il motore della nostra esistenza.
Che cos’è l’amore?
Gli antichi Greci hanno suddiviso il sentimento dell’amore in quattro aree primordiali, ogni parte di essa ci aiuta a delineare il grande senso di meraviglia e di stupore, quella costante aura di felicità che proviamo e che spesso, non sappiamo descrivere senza che la mente ci rimandi all’amato. Figli, mariti, amanti, mogli e ambizioni, tutti attori di uno straordinario sentimento: l’amore.
Nell’olimpo comandato da Zeus si intrecciano prove di coraggio e duelli, vendette e passioni, un interscambio tra divino e terreno che narra di amori impossibili, resi possibili, di invidie e gelosie che scatenano odio e rivalse.
Primo tra tutti l’amore familiare che i greci chiamano storge.
Nella mitologia la dea Demetra, sorella di Zeus, ebbe una figlia dal fratello chiamata Persefone. Ella fu rapita da Ade dio degli inferi, che la portò nelle profondità della terra. Demetra andò nelle più remote e isolate terre del pianeta in cerca della figlia rapita, le urla di disperazione si trasformarono in odio e la terra non produsse più frutti, dopo suppliche ed inganni la sua amata figlia le venne restituita, ma solo per una porzione di tempo, cosi i greci spiegano il ciclo delle stagioni, in autunno ed inverno la bella Persefone torna nel regno dei morti dal suo sposo, in primavera e d’estate riabbraccia la madre che scalda la terra e le dona i frutti. Anche Castore e Polluce rappresentano il grande sacrificio dettato dall’amore fraterno, i due figli di Zeus e Leda, erano gemelli, uno divino e l’altro terreno. Durante un combattimento Castore muore, il fratello decide di morire anch’egli, il padre regalò la semi immortalità ad entrambi, ma donandogli una semi vita, un giorno vive Castore ed un giorno Polluce, per l’eternità. Questi protagonisti vengono reinterpretati da Andrea Chisesi attraverso l’opera ellenistica oggi ubicata al museo del Prado. Di Bernini il Ratto di Proserpina della Galleria Borghese di Roma.
I Greci chiamavano philia il più alto sentimento dell’amore, che tradotto vuol dire amicizia, quello che la letteratura classica trasferisce attraverso la storia di due amici Eisponelas e Aitas assidui frequentatori del tempio di Apollo Amicleo; chiesero al Dio di ascoltare la loro preghiera: “che il tempo non possa mai cancellare l’amicizia tra loro”, Apollo vedendo i due giovani abbracciati con profondo e sincero affetto, decise di trasformarli in pianta, preziosa e carica di frutti, da cui l’uomo avrebbe tratto beneficio al punto da renderla indispensabile, l’ulivo.
Teatro di grande valore la storia dei due filosofi Damone e Finzia di Siracusa, città sotto il tiranno Dionisio. Finzia fu condannato a morte perché non fu rispettoso nei confronti del re, accettando la sua condanna chiese di poter salutare la sua famiglia, l’amico Damone si offrì prigioniero affinché potesse esaudire il suo desiderio, in pegno la vita stessa se Finzia non fosse ritornato. Dionisio colpito dal valore della profonda amicizia tra i due filosofi, non solo li perdonò ma volle diventare loro amico.
L’amore dettato dalla passione e dal romanticismo viene chiamato eros, i protagonisti nella collezione di Andrea Chisesi sono Apollo e Dafne, ne rappresentano per eccellenza i turbamenti dell’amore e del desiderio. Apollo aveva ucciso un pitone con arco e frecce, incontrò Eros Dio dell’amore, figlio di Venere intento a costruire un nuovo arco e con scherno inizio ad offenderlo, il giovane Eros profondamente ferito pensò di vendicarsi, cosi scagliò due frecce, una rivolta ad Apollo che lo fece innamorare perdutamente di Dafne giovane ninfa, l’altra rivolta alla fanciulla intrisa di disprezzo ed
orrore. Il divino Apollo cercò la sua ninfa per tutti i boschi, affranto ed in pena, quando la trovò ella impaurita inizio a scappare, all’avvicinarsi del dio, Dafne invocò sua madre Gea che la trasformò in
pianta d’alloro, da quel momento l’alloro è riconosciuto come pianta sacra nell’Olimpo. Ed infine l’amore platonico agape, il protagonista è ancora Eros chiamato da Venere per far innamorare la bellissima Psiche, una fanciulla terrena, dell’uomo più infimo e spregevole della terra, saziando cosi la sua gelosia dettata dalla sua incomparabile bellezza, Eros alla vista della fanciulla se ne innamorò e decise di portarla nel suo castello, negando la sua identità le chiese di non scorgere mai il suo volto. Una notte spinta dalla curiosità Psiche provò ad illuminare il volto del suo innamorato deludendo così
le sue richieste.
Arrabbiato Eros la abbandonò, Psiche chiese aiuto a Venere che decise di aiutarla a patto che superasse quattro prove impossibili.
La fanciulla riuscì nelle prove e quindi a ritrovare l’amore perduto, in questo caso il suo sentimento non è mosso dalla beltà né dall’erotismo, ma da un puro sentimento.
Non lontani dal nostro modo di concepire l’amore, il mito innamorato sintetizza le emozioni terrene
ponendole sul piedistallo dell’idolatria, quanto più intenso è l’intersecarsi delle anime, quanto più struggente è la perdita della persona amata.
Il vessillo delle nostre scelte e della mancanza di raziocinio nei dettami di ciò che apparentemente non riusciamo a codificare, diventa un faro da cui tutti dipendiamo, una unica possibilità di sopravvivenza, come il bere e il cibarsi , così è l’amore.