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27.06 | 18:00

Galleria Labò | Via Maestranza 35

Evento Gratuito

No Sense di Giuseppe Piccione e Giacomo Lo Verso




Nell’ambito del Festival Ortigia Contemporanea a partire dal 17 giugno 2024, LABO Open

Space sito in via Maestranza accoglie la mostra No Sense, un’articolata installazione che vede

protagoniste le opere di Giuseppe Piccione e Giacomo Lo Verso.


No Sense si configura come un’esperienza multisensoriale attraverso una videoinstallazione

in cui si propone al visitatore un suggestivo non-dialogo, che coinvolge volti di soggetti dai tratti mutevoli e cangianti in continua evoluzione. I suoni che accompagnano la proiezione risultano dal sovrapporsi di parole chiave del nostro contesto contemporaneo, pronunciate in lingue diverse e connesse in un’operazione d’eco dadaista affidata all’intelligenza artificiale, creando un gioco di significati e contaminazioni linguistiche.


Da un lato, la reinterpretazione in chiave plastica delle maestose maschere barocche siciliane

ad opera di Lo Verso, dall'altro, i suggestivi volti della serie Behind the mask di Piccione, concepiti durante il periodo pandemico, mettono in luce il tema della diversità, della contraddizione intrinseca all'incomprensione e della continua interconnessione tra passato e presente. La maschera, che nella cultura antica era simbolo apotropaico e di protezione, e nel teatro espressione di emozioni, diventa poi testimonianza di status sociale e oggi di omologazione, continuando ad avere la sua forte funzione di significante.

L’atmosfera evocativa di questa installazione sembra quasi creare una nuova torre di Babele, il cui etimo dal verbo ebraico “balal” che significa “confondere”, si fa simbolo leggendario dell’originaria unità umana e della successiva frammentazione innescata dall’orgoglio e dall’ambizione con tutte le loro conseguenze.


Questo connubio tra tradizione e contemporaneità crea uno scenario che invita il visitatore a riflettere sulle molteplici sfaccettature della condizione umana e della società attuale, mettendo ordine al caos e aprendo le porte a nuove prospettive di sperimentazione.


Testo critico di Federica Bordone



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